Formia - Guida Turistica

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 Chiesa dei Santi Giovanni Battista e Lorenzo
 L'esistenza di una chiesa dedicata a San Lorenzo è testimoniata già nell'831 nel testamento di Giovanni, vescovo di Formia, contenuto nel Codex Diplomaticus Cajetanus (Montecassino 1887, rist. anast. 1969), nel quale veniva donato un orto presso la ecclesia beati laurentii in arcatura, riferendosi agli archi del vicino acquedotto romano.
 Alla chiesa di San Lorenzo fu aggiunta nel 1566 quella di San Giovanni Battista; le due chiese rimasero divise da un muro fino alla fine del settecento. 
La crescente devozione del popolo per San Giovanni Battista fece sì che venisse letto a protettore di Mola nel 1794.
 Nei primi anni dell'Ottocento, con l'abbattimento del muro si creò una sola chiesa a due navate. La chiesa rimaneva tuttavia angusta e irregolare.
 Dopo ulteriori lavori di adattamento e ampliamento, l'edificio si presentava con le due navate precedute sulla strada dalle due arcate del portico tra le quali si ergeva la torre campanaria.
 La navata maggiore, , a sinistra e sulla medesima mano aveva tre strette cappelle con altari alla Madonna del Rosario. Santa Rita e al Crocefisso; a destra dell'ingresso il fonte battesimale; dietro l'altare maggiore la sagrestia era costruita sul limite del mare.
 Tomba di Cicerone
 Il mausoleo a torre di età augustea, sito al km. 139.200 della S.S. n. 7 - ovvero l'Appia antica - era noto già a partire dal Quattrocento - «per antica tradizione» - con il nome di Tomba di Cicerone. L'illustre oratore romano, che il 7 dicembre del 43 a.C. fu effettivamente assassinato nella sua villa suburbana - in località Cajeta - dai sicari del triunviro Marco Antonio, cita infatti il Formianum come suo luogo prediletto, facendo riferimenti alla villa in più di una missiva diretta ad Attico, il suo corrispondente più assiduo. Dal Formianum Cicerone segue le vicende politiche di Roma al tempo della guerra civile; e qui lo raggiungono, prima che trovi la morte, la moglie Terenzia e la figlia Tullia, passata alla storia con l'affettuoso appellativo paterno di Tulliola («la piccola Tullia»).
 Villa di MamurraSul promontorio di Gianola - nome che, per inciso, deriva da Jana (dizione antica di Diana), divinità femminile dei boschi, della caccia e della magia, quindi progenitrice e antesignana delle streghe medioevali - si estendono per circa 10 ettari di macchia mediterranea le rovine di una villa marittima di epoca romana, edificata - si pensa - intorno al 50 a.C.: l'estesa tenuta, che gli studiosi attribuiscono con ogni probabilità a Mamurra, cavaliere formiano della tarda età repubblicana, doveva constare anticamente di un corpo principale a pianta ottagonale - il cosiddetto ninfeo o musaeum - nonché di due bracci disposti specularmente, di una cisterna per l'accumulo delle acque, di alcuni portici degradanti sul mare, e ad esso collegati da scale, di fontane a nicchia, impianti termali, balneum e due peschiere.
 Chiesa di S. Erasmo
 Il complesso monastico di S.Erasmo è uno dei monumenti più significativi e di maggiore impatto simbolico dell'area formiana.
  Sorge sul luogo tramandato come martyrium di S.Erasmo , intorno a cui si provvide al tempo dell'editto di Teodosio ad edificare la basilica, l'episcopio e la cripta ; nucleo questo dell'abbazia che , retta dall'ordine benedettino divenne nei secoli XII-XIII. un potente soggetto politico religioso Nel 1468 fu concessa in commenda; nel 1491 l'ultimo abate commendatario, il cardinale Giuliano della Rovere, la cedette all'ordine di Monte Oliveto.
  Nel 1532 il complesso fu distrutto dai turchi. Secondo quanto è stato tramandato dalle Historiae Olivetanae l'incarico della ricostruzione , per volere di Carlo V fu affidato dell'abate perugino S.Lancellotti ai monaci olivetani Teofilo D'Aversa e Placido dell'Aquila i quali dovettero affrontare complessi problemi strutturali e statici data la particolare natura geologica del terreno.
 Chiesa di S. Luca
 Le prime notizie in merito all'esistenza della chiesa di S.Luca le abbiamo dallo statuto di Maranola, risalente alla seconda metà del 1400, nel quale vengono menzionati i beni di proprietà della chiesa.
 Notizie successive le troviamo alla fine del secolo XVI .
 Al 1693 risale invece la prima descrizione della chiesa : "Innanzi al castello c'è la chiesa madre di san Luca, a una nave con tre volte; ha sei altari, due da una parte e quattro dall'altra, oltre all'altare maggiore sul quale entro cornice dorata , Madonna tra i santi Luca e Giovanni; a destra Cappella del Corpo di Cristo, con altare tutto guarnito di ornamenti di stucco "In detta chiesa vi è la Fonte Battesimale con l'organo e campanile con due campane" Il 14 marzo dell'anno 1723 il vescovo di Gaeta, Mons. Pignatelli si reca a Maranola e descrive tutti gli altari con il loro nome.
 Verso la metà del secolo XVIII avviene una ristrutturazione della chiesa con ornamenti in stucco e marmi policromi di scuola napoletana.
 A quest'epoca risale anche il coro in legno dell'abside.